Papa Gregorio XIII prese il nome da San Gregorio Taumaturgo, padre della Chiesa del III secolo

Identificò nell’antico vescovo di Neocesarea, l'evangelizzatore del Ponto, un modello di santità e di pastore. Grande ammirazione ebbe anche per San Gregorio Nazianzeno e San Gregorio Magno. Li chiamava “i tre grandi Gregori”.

Domenico Condito

Lavinia Fontana (1552–1614),
Ritratto di Papa Gregorio XIII, collezione privata.

Il 13 maggio 1572, il Sacro Collegio dei cardinali elesse Pontefice Romano il card. Ugo Boncompagni, bolognese, che assunse il nome di Gregorio XIII. È considerato uno dei Papi più importanti della storia della Chiesa, sia per l’attuazione della Riforma cattolica avviata dal Concilio di Trento, sia per la riforma e l’adozione del nuovo calendario che da lui prende il nome. Tra i punti fondamentali del suo programma, in risposta alle indicazioni del Concilio, da un lato la lotta all’eresie protestanti in Europa, dall’altro il superamento delle situazioni scismatiche con le Chiese Orientali. Un programma pontificio di cui l'Urbe era il centro propulsore. 

In questo quadro, Gregorio XIII istituì a Roma i Collegi stranieri (o “nazionali”). Lo scopo era quello di formare chierici e missionari destinati a tornare nei paesi di origine, sia per difendere le popolazioni più esposte ai movimenti eretici o scismatici, sia per rafforzare le identità nazionali, che in alcuni territori erano minacciate dall’avanzata turca, come nel caso della Grecia. Nel corso di sei anni, tra il 1578 e il 1584, sorsero a Roma il Collegio degli inglesi, dei maroniti, quello degli ungheresi (poi annesso al germanico) e quello dei greci, e ad ognuno di questi collegi era annessa una chiesa ad uso degli allievi ma anche delle rispettive comunità straniere presenti a Roma. 

Per il Collegio greco venne fondata la Chiesa di sant’Atanasio: si trattava del primo tentativo di creare un modello di convivenza pacifica tra la chiesa latina e quella greca e le rispettive liturgie. I sacramenti ellenici, epurati dagli errori dottrinali, cause dello scisma, dovevano costituire il fondamento dell’identità greca, soprattutto in contrapposizione all’avanzata turca nei territori greci, e questo era un elemento cardine del programma pontificio. A Gregorio XIII, infatti, stava molto a cuore il superamento dello scisma tra la chiesa occidentale latina e quella ortodossa orientale, e in questa rientrava sia la chiesa greca che quella italogreca presente nel Sud Italia, e quindi anche in Calabria. I greci, al contrario delle altre nationes non erano considerati eretici, ma scismatici. Per queste ragioni, il Pontefice sperava che fossero più facilmente recuperabili, “giacché – sosteneva il Papa – ricevono la dottrina di filosofi, et riviriscono tutta la sacra, et gli antichi Padri et Dottori greci”. 

Tra i santi padri e dottori greci figurava anche San Gregorio Taumaturgo. Il Pontefice aveva una considerazione altissima del vescovo di Neocesarea, e gli era molto devoto, fino al punto di eleggerlo come modello per il suo pontificato, insieme a San Gregorio Nazianzeno, anch’egli un padre greco, e San Gregorio Magno, che era un padre latino: “i tre grandi Gregori”, come amava definirli. Alla loro intercessione e protezione affidò il suo alto ministero e il progetto di riconciliare la chiesa greca e quella latina. Fu per queste ragioni che, appena eletto Papa, comunicò al Sacro Collegio dei Cardinali, di volersi chiamare “Gregorio”. Questa circostanza è attestata da un manoscritto del 1585 conservato nella BAV, il Vat. lat. 5527, che contiene la Relazione della Sacra Visita compiuta nel collegio Greco dal vescovo di Piacenza, Filippo Sega, e dal vescovo di Castro, Giulio Ottinelli, nell'anno 1585. Ai fogli 59v e 60r, si riferisce che Papa Gregorio XIII aveva scelto di chiamasi “Gregorio”, “per l’officio di tal nome, ma molto più per la divotione, et disio d’imitatione” dei tre grandi Gregori. Per quanto riguarda “il primo gran Gregorio vescovo di Neocesarea, chiaro per dottrina et santità, ma più per miracoli, onde fu chiamato Taumaturgo”, si ricorda che il Santo, attraverso la preghiera, aveva trasferito un monte che impediva l’edificazione di una chiesa, e aveva seccato uno stagno ch’era causa di discordia tra fratelli. Allo stesso modo, Gregorio XIII si proponeva di edificare la Chiesa, ristabilendone l’unità, dopo aver rimosso le eresie che avevano diviso i Latini dai Greci. E come Gregorio Taumaturgo, all’inizio del suo episcopato, aveva trovato solo diciassette cristiani, lasciando solo diciassette pagani alla sua morte, così Gregorio XIII, che all’inizio del suo pontificato aveva trovato pochi cattolici tra i Greci, si sarebbe adoperato per convertirli, così da lasciarne pochissimi non ancora convertiti alla sua morte. O, almeno, questa era la sua speranza.

(Il testo di questo post è un estratto della conferenza che ho tenuto a Stalettì - prov. Catanzaro: il 14 ottobre 2023: San Gregorio Taumaturgo: culto, arte e tradizione nell’età della Riforma Cattolica. Da Stalettì al Nuovo Mondo).


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