Cassiodoro, nelle vesti di diacono, nel più celebre mosaico della Basilica di San Vitale di Ravenna

La scoperta è del prof. Fabio Troncarelli, che ha individuato la figura del grande politico, letterato e religioso calabrese nel mosaico che celebra l'imperatore Giustiniano con il suo seguito a Ravenna.
Domenico Condito

Il mosaico bizantino del VI secolo raffigurante l’imperatore Giustiniano e il suo seguito
nella basilica di San Vitale a Ravenna.

Qualche giorno fa, il prof. Fabio Troncarelli, uno dei maggiori conoscitori al mondo dei codici delle opere di Cassiodoro e della storia del monastero di Vivarium, mi ha gentilmente reso partecipe del suo ultimo lavoro sul grande politico, letterato e religioso calabrese: Corpus intellegi sine loco non potest. La biblioteca della memoria di Cassiodoro e la basilica di San Vitale a Ravenna, pubblicato nella prestigiosa Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e Storia dell'Arte (RIASA): XLIII, 75, 2020, 183-204.

Lo studio, che mi ha letteralmente rapito, riprende e approfondisce una questione già trattata dallo studioso in pubblicazioni precedenti, ovvero la presenza nei codici più autorevoli delle Institutiones di Cassiodoro di una serie di illustrazioni di carattere mnemotecnico, ispirate alle regole dell’Arte della Memoria. Lo scopo di queste imagines era quello di permettere ai monaci del Vivariense di memorizzare con facilità la successione delle Arti del Trivio e del Quadrivio e le sottodivisioni presenti in ciascuna arte. In questo studio, Troncarelli conferma, con argomenti fortissimi, che questo apparato iconografico deriva direttamente da Cassiodoro. Al contempo, individua anche un locus dove è possibile ritrovare contemporaneamente, ancora oggi, tutte le quarantasette imagines presenti nelle copie più autorevoli delle Institutiones: la Basilica di San Vitale a Ravenna, i cui mosaici, pavimenti e rilievi marmorei risalgono a un periodo in cui Cassiodoro fu presente e attivo nella città.

“La prima cosa da osservare – scrive Troncarelli - è che la maggior parte delle figure utilizzate vengono dalla volta della basilica, che tradizionalmente è il simbolo dell’universo che canta la gloria di Dio, popolato di animali che hanno un risvolto simbolico nell’arte cristiana, al cui centro c’è l’Agnello Mistico. (…) Si conferma in questo modo la rete di allusioni e relazioni simboliche, che l’autore del De Anima sottolinea insistentemente attraverso le illustrazioni dei suoi manoscritti”.
 
A Ravenna, alla corte dei Goti, Cassiodoro aveva ricoperto incarichi di altissimo prestigio, fino a quando, attorno al 540, crollato il suo sogno di conciliare la latinità e il germanesimo, rinunciò a tutte le cariche e agli onori. Secondo Troncarelli, che attinge direttamente dagli scritti di Cassiodoro, l’antico segretario dei sovrani Goti non abbandonò subito Ravenna, ma vi rimase ancora qualche anno, portando a termine la composizione del De anima e avviando quella della Expositio Psalmorum. Sono gli anni della “conversio”, che porteranno Cassiodoro a diventare un “vir religiosus”, come lo definisce lo stesso papa Vigilio. E qui, nella città liberata dal generale Belisario nel 540, continuò a coltivare scambi e relazioni con l’élite culturale e religiosa ravennate. Secondo Troncarelli, questa posizione avrebbe consentito a Cassiodoro di favorire l’accettazione dell’arcivescovo Massimiano da parte del clero di Ravenna, che lo considerava un rappresentante del potere imperiale. Massimiano, il primo arcivescovo ravennate, era stato inviato dall’imperatore Giustiniano, quando decise di elevare la sede di Ravenna da vescovile ad arcivescovile. Proprio per ricordare l’opera meritoria di Cassiodoro, il vescovo Massimiano avrebbe deciso di immortalare l’ex segretario dei sovrani goti nel mosaico bizantino raffigurante l’imperatore Giustiniano e il suo seguito nella Basilica di San Vitale di Ravenna. L’inserimento della figura di Cassiodoro sarebbe avvenuta, secondo Troncarelli, “aggiungendo al mosaico l’immagine della testa dell’antico segretario dei re goti, che ora si professava «conversus», sul corpo di quella di un diacono preesistente, così come aggiunse l’immagine della sua testa al posto di quella del vescovo preesistente. In questo modo, nella nuova basilica inaugurata nel 547, traspariva chiaramente la presenza degli uomini che rappresentavano il nuovo corso della chiesa ravennate…”.

Cassiodoro, raffigurato nelle vesti di diacono, nel mosaico bizantino del VI secolo
che celebra l’imperatore Giustiniano e il suo seguito nella basilica di San Vitale a Ravenna.


Troncarelli ha individuato il volto di Cassiodoro comparandolo con quello dell’illustre grammatico Donato presente nel codex archetypus delle Institutiones (Bamberg Patr. 61, f. 41v). L’immagine del grammatico appartiene a quel corredo iconografico derivante da Cassiodoro, che avrebbe lasciato un compendio del suo nome fra i riccioli della figura di Donato, e che in realtà rappresenterebbe lo stesso Cassiodoro. Sempre secondo Troncarelli, il volto del diacono del mosaico sarebbe stato ricalcato proprio su questa immagine, ripresa molti secoli dopo anche per il ritratto di Cassiodoro presente nel codice delle Institutiones posseduto da Petrarca (di quest’ultimo codice e della miniatura raffigurante Cassiodoro ho avuto modo di scrivere lo scorso anno: https://domenicocondito.blogspot.com/2020/08/petrarca-possedeva-un-codice-riccamente.html ). Sappiamo che Cassiodoro si definiva semplicemente “conversus”, e il papa lo chiamava “vir religiosus”, ma Troncarelli ricorda che tali qualifiche non escludevano affatto che potesse essere anche un diacono o un suddiacono, riportando a conferma esempi molto significativi in tal senso. Nel caso di Cassiodoro, riferisce che a definirlo Senator diaconus è “il più antico catalogo della biblioteca di Lorsch del IX/X secolo”, e che tale notizia è stata ripresa e avvalorata da autorevolissimi studiosi (Wilmanns, Mommsen, Halporn, Häse).

Il volto di Cassiodoro nel più celebre mosaico di Ravenna.

La figura di Cassiodoro, nelle vesti di diacono che regge un evangeliario, individuata da Troncarelli nel mosaico dell’imperatore Giustiniano con il suo seguito a Ravenna, è collocata a destra del vescovo Massimiano, indicato da una epigrafe posta sopra il suo capo. Il vescovo stringe nelle mani una croce decorata da gemme. A sinistra, l’imperatore Giustiniano, che sostiene una patena con il pane eucaristico offerto a Cristo Cosmocrator, che si trova al centro del catino absidale. La figura anziana, che s’intravede appena dietro di loro, è Belisario.

La scoperta del prof. Troncarelli è davvero straordinaria, perché si tratterebbe del più antico e veritiero ritratto di Cassiodoro a noi pervenuto. Una testimonianza preziosissima che lo rappresenta in “un momento di gloria religiosa e culturale, ben diverso da quella delle cariche pubbliche del passato”. Una fase che precede il suo soggiorno a Costantinopoli, che lo studioso non ritiene probabile prima del 546; e che precede soprattutto il suo rientro definitivo in Calabria. Qui, a Scillacium, fonderà il monastero Vivariense con la sua ricca biblioteca, scrivendo una delle pagine più significative della cristianità e della cultura europea. Un nuovo mondo compariva all’orizzonte, e Cassiodoro ne era il precursore.

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