Diego Fusaro, Aleksandr Dugin e l'apostasia di certo sovranismo cattolico

Domenico Condito

La storia è sempre pronta a dare il peggio di sé. Basterà aprirgli solo uno spiraglio, e il “grande impostore” ricomparirà sul proscenio del mondo, facendolo precipitare in un abisso di orrore. 
 
Un serio pericolo in tal senso è rappresentato dal pensiero antioccidentale, antiglobalista e anticattolico del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin, che di recente ha espresso il suo sperticato sostegno al nuovo partito di Diego Fusaro, “Ancora Italia - Per la sovranità democratica”. Spiace che certo sovranismo di area cattolica, prevalentemente di matrice salviniana, creda di aver individuato in Dugin un riferimento teorico certo a sostegno delle proprie battaglie sovraniste. La posizione di questi cattolici è in netto contrasto con la dottrina tradizionale della Chiesa, e vi spiego perché.

Aleksandr Dugin è il teorizzatore del nazionalbolscevismo, da intendersi come “comunismo di destra”, il cui obiettivo è quello d’instaurare un "impero euro-asiatico" capace di contrastare e combattere il capitalismo e l’occidente ateo, modernista e culla dell’ideologia LGBT. Il nuovo ordine post occidentale così costituito dovrebbe ristabilire il legame con la tradizione cristiana antica, che l’Occidente e in particolare l’Europa avrebbero ormai perduto. Tale missione restauratrice, secondo Dugin, spetta alla Russia di Putin e all’Ortodossia cristiana russa, e cioè alla “identità russa”, ultima e sola erede della tradizione romana, greca e bizantina. Una profonda opera di restaurazione da attuarsi anche nell'Unione Europea, in contrapposizione al protestantesimo e allo stesso cattolicesimo, ormai corrotti e decomposti dal modernismo e incapaci, secondo il filosofo russo, di restaurare in Europa il primato dei valori spirituali.
 
Questo progetto giustificherebbe le mire espansionistiche di Putin nei paesi dell’ex Unione Sovietica, dalle regioni baltiche fino al Mar Nero, stabilendo anche una sorta di protettorato nell'Europa occidentale. Tuttavia, il riferimento di Dugin al cristianesimo è puramente strumentale, giusto per coinvolgere nel progetto del nuovo ordine post-occidentale la Chiesa Ortodossa Russa, in considerazione del suo ruolo centrale nel mondo slavo orientale. In realtà, non c’è nulla di cristiano, e tantomeno di cattolico, nel suo pensiero. Se da un lato Dugin sviluppa l’ontologia esistenziale di Martin Heidegger, del tutto estranea al cattolicesimo (con buona pace del prof. Philippe Capelle-Dumont), dall’altro s’ispira alle dottrine delle antiche società iniziatiche, gnostiche ed esoteriche di carattere politeista, e si dichiara anche seguace di René Guenon. Il filosofo russo, infatti, ritiene che le religioni “pagane”, al contrario delle tre religioni monoteiste, siano più adatte a realizzare la sua idea di impero.
 
Dugin ha denominato questa idea di impero "quarta teoria politica" (abbreviato "4pt"). “Quarta”, perché si propone di superare le tre teorie politiche che, a suo avviso, hanno delineato il mondo moderno: fascismo, comunismo e liberalismo; “quarta”, in quanto il quattro è il numero sacro di Giove, il pianeta dell'ordine e della monarchia, e al contempo un simbolo indo-europeo patriarcale del Dio del Cielo — Dyaus, Zeus, Deus, padre di tutti gli Dei conosciuti nell’era pagana. 
Scrive Dugin che «Il regno del nazional-bolscevismo, il Regnum, l'Impero della Fine (...) è il ritorno degli angeli, la resurrezione degli eroi, l'insurrezione del cuore contro la dittatura della ragione. Questa “Ultima Rivoluzione” è compito dell'acefalo, il portatore senza testa di croce, falce e martello, coronato dal sole dello svastika eterno».
 
E «La Quarta Teoria – scrive ancora Dugin - è un recupero del nazional-bolscevismo che rappresenta il socialismo senza materialismo, ateismo, modernismo e progressivismo». Ma è altresì «un recupero della Tradizione spirituale gnostica ed esoterica originaria e un invito al dialogo costruttivo fra la sinistra radicale e la Nuova Destra debenostiana, oltre che con i vari movimenti Verdi ed ecologisti, superando vecchi steccati ideologici ed approdando a nuove sintesi ideali».
Secondo il filosofo russo come si arriverà a questa nuova era segnata dall’affermazione dell’Impero della Fine? Per rispondere a questa domanda, Dugin attinge alla mistica escatologica indo-aria tramandata in India, prefigurando una guerra globale. Ecco le sue parole: «Nella tradizione indo-aria la fine dell'era corrente assisterà al ritorno di Dio sulla Terra. Una nuova gloriosa Età dell'Oro sorgerà. La Sua venuta inizierà una Grande Guerra, dopo la quale Egli fonderà il suo regno millenario. Questa sarà l'era descritta come Krita Yuga negli antichi testi hindu — un'età di giustizia, dovere, virtù e felicità; un tempo nel quale il "Grande Dio Bianco" del Cielo regnerà supremo sulla Terra. Nella religione hindu sarà il decimo e finale avatāra del Signore Visnu: Kalki il Distruttore».
 
Non credo sia necessario aggiungere altro, per sostenere che la dottrina di Dugin sia profondamente anticristiana e anticattolica. Sorprende, quindi, che alcuni sovranisti cattolici aderiscano al suo pensiero per sostenere le proprie battaglie antiglobaliste, e magari in nome dei valori spirituali in cui credono. È vero, l’Occidente ha eletto a proprio dio il “mercato”, il vitello d’oro del nostro tempo, affermando il primato del profitto sull’Uomo e sulla sua dimensione spirituale, e rinnegando le proprie radici cristiane. Da cattolico, la mia personale opposizione a questo sistema è radicale e definitiva. Ma la "via" per uscire da questo disastro della storia non può essere quella indicata da Fusaro o dal suo pericolosissimo mentore Aleksandr Gel'evič Dugin.


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