Erdogan come Maometto II, il Conquistatore

Prima la riconquista della Basilica di Santa Sofia, ora tocca alla chiesa di San Salvatore in Chora. Con l'attacco ai luoghi simbolo della cristinità orientale, rinasce la volontà di espansione e di dominio dell'Islam ottomano.
 
Domenico Condito

Mosaico bizantino della Madonna col bambino (Theotòkos).
Museo di San Salvatore in Chora ad Istanbul

Quando, nel 1453, il Sultano Maometto II conquistò Costantinopoli, distrusse molti edifici sacri e imperiali, e permise che la città venisse saccheggiata per tre giorni, prima di rivendicarne il pieno possesso. La furia devastatrice e iconoclasta si abbatté anche su Santa Sofia. I saccheggiatori raggiunsero la basilica, ne sfondarono le porte, e anche i fedeli che vi si erano rifugiati divennero bottino di guerra. In particolare, le donne furono violentate e fatte schiave. I tesori artistici della chiesa subirono danni gravissimi, e i mosaici vennero ricoperti da intonaco. 
Lo scorso mese di luglio, Erdogan ha annunciato con toni trionfalistici la decisione della Danistay di riconvertire Santa Sofia in moschea, definendola «un diritto sovrano» che «tutti devono rispettare», perché così si è recuperata la «volontà e l’obiettivo» di Maometto II il Conquistatore. Successivamente, nel primo venerdì di preghiera a Santa Sofia, diventata moschea, l'imam Ali Erbas (ministro degli Affari religiosi in Turchia) ha salito le scale del pulpito con una spada ottomana in mano. Un chiaro segno di sfida verso il mondo cristiano, confermato dalle parole dello stesso Iman: la spada ottomana è "una tradizione nelle moschee che sono il simbolo della conquista e Hagia Sophia è un simbolo di conquista". Una mossa, quindi, non casuale. Un'azione altamente simbolica che soddisfa l'aspirazione neo-ottomana di Recep Tayyip Erdogan, la rinata volontà di espansione e di dominio dell’Islam. 
Come non cogliere il carattere minaccioso e provocatorio verso l’Occidente e la cristianità, l’astio religioso e ideologico anticristiano? “Riconquistando” prima Santa Sofia, e ora la chiesa di San Salvatore in Chora, i sostenitori del rinascente Sublime Stato ottomano hanno colpito al cuore milioni di cristiani d’Oriente e d'Occidente, suscitando dolore, rabbia e risentimento, e di questo Erdogan ne è pienamente consapevole. Non è forse una deliberata volontà di scontro con il mondo cristiano? Se fosse solo un attacco alla laicità e non alla cristianità, come sostengono alcuni, perché non accogliere la richiesta del patriarca Bartolomeo di consentire anche agli ortodossi di pregare in Santa Sofia, e di celebrarvi di tanto in tanto la Divina liturgia? Al contrario, ancora una volta, le “tenebre” ricopriranno la “luce” degli splendidi mosaici bizantini, ieri a Santa Sofia e prossimamente nella chiesa di San Salvatore in Chora: una metafora perfetta della funzione anticristica svolta storicamente dall’Islam nei confronti del cristianesimo, e di cui l’Occidente ormai descristianizzato ha perso la memoria. 
Molto presto la storia tornerà a bussare alle nostre porte. E quando ciò accadrà, scrive Giuseppe Palazzo, "alcuni saranno preparati, altri meno, altri ancora, temo la maggior parte, non capiranno nulla di ciò che accadrà e inizieranno ad incolpare tutti fuorché loro stessi per un'ignoranza che confondono con la tolleranza".

Chiesa di San Salvatore in Chora ad Istanbul


Istanbul - La faccia di Erdogan affiancata a quella del sultano Maometto II, il conquistatore
 

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