Stalettì, San Gregorio Taumaturgo: la scoperta dell’edizione spagnola del “Compendioso Ristretto...” di padre Raimondo Romano (Napoli, 1692)

Una pietra miliare per la storia del culto di San Gregorio Taumaturgo tra la Calabria, la Corte del Regno di Napoli e la Spagna.
Domenico Condito

Jan van Essen - Parata navale nella baia di Naples (1650) - Museo Nazionale di San Martino, Napoli.
 

Nel 2018, durante una visita a una rinomata libreria antiquaria di Tarragona, in Catalogna, mi sono imbattuto in un autentico tesoro bibliografico: l’edizione in lingua spagnola di un’opera rarissima e preziosa di Padre Raimondo Romano, frate domenicano originario di Stalettì, vissuto nel XVII secolo. Stampata a Napoli nel 1692, questa edizione rappresenta una testimonianza fondamentale del culto di San Gregorio Taumaturgo in Calabria e nel mondo ispanico. Il titolo italiano dell’opera, già nota agli studiosi per le edizioni del 1684 e del 1728, è il seguente: “Compendioso ristretto della Vita, Virtù e Miracoli del glorioso San Gregorio Taumaturgo Vescovo, e Confessore, Avvocato de’ Casi più ardui, e disperati. E della miracolosa venuta del suo sacro Corpo dall’Armenia in Calabria Superiore nella Terra di Stalattì”. Le edizioni italiane erano già state segnalate negli anni ’30 da William Telfer, mentre un’antica trascrizione manoscritta è stata rinvenuta dal prof. Ulderico Nisticò alla fine degli anni ’90 (U. Nisticò, Padre Raimondo Romano da Stalettì, il culto di san Gregorio Taumaturgo e le incursioni turche del 1644 e 1645, Vivarium Scyllacense, 8,1 - 1997). Tuttavia, l’edizione spagnola, rimasta ignota, costituisce una scoperta di grande rilievo, e da essa apprendiamo anche dell’esistenza di una versione latina, che mi auguro di rintracciare presto.

 

L’autore: padre Raimondo Romano

Padre Raimondo Romano fu una figura eminente del Seicento religioso calabrese. Nato a Stalettì, borgo affacciato sullo splendido Golfo di Squillace, si distinse per la sua profonda spiritualità, la vasta cultura e l’impegno nella formazione religiosa, nella storiografia conventuale e nella promozione del culto di San Gregorio Taumaturgo e di Sant’Agazio.
Nella seconda metà del XVII secolo, fu accolto nel prestigioso convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma, centro nevralgico dell’Ordine dei Predicatori. Qui, nel 1662, gli fu affidato il delicato incarico di Maestro dei Novizi, ruolo che prevedeva la guida spirituale e intellettuale dei giovani aspiranti domenicani. Durante questo periodo, pubblicò il Compendio dell’orazione mentale, opera che riflette la sua profonda conoscenza della mistica e della pedagogia spirituale.
Dopo il periodo romano, padre Riamondo fece ritorno in Calabria, stabilendosi nel Convento dei Padri Domenicani di Catanzaro, uno dei più importanti centri religiosi della regione. Qui si dedicò alla stesura di una monumentale opera storica: il Chronicon monasterii Dominicanorum Catacii, completato nel 1682. Sebbene mai pubblicato, il manoscritto fu conservato a lungo nella biblioteca del convento, testimoniando il suo impegno nel preservare la memoria dell’istituzione e della vita religiosa calabrese, ma oggi se ne sono perse le tracce.
Nel 1680, pubblicò la Vita di Sant’Agazio, martire e patrono della città e diocesi di Squillace, contribuendo a consolidarne il culto in un’epoca di rinnovata spiritualità post-tridentina.
La sua ultima e più significativa fatica letteraria fu dedicata al patrono di Stalettì, San Gregorio Taumaturgo, figura venerata come protettore nei casi più ardui e disperati. L’opera, completata prima dell’8 gennaio 1684, data dell’imprimatur, fu inizialmente stampata a Napoli dall’editore Paci, ma l’edizione originale risulta oggi perduta. Fortunatamente, si conserva la ristampa del 1728 curata da Francesco Ricciardi, che ha permesso la sopravvivenza del testo. L’esortazione per la concessione del titolo di facoltà di stampa fu firmata dal Magister Ordinis, Padre Antonio de Monroy, e da Padre Giuseppe Squillace, rettore del Convento del Santo Rosario di Reggio Calabria, dove il Romano si era evidentemente trasferito negli ultimi anni della sua vita.

 

Un’opera di devozione e memoria storica

Il testo di padre Romano è dedicato interamente a San Gregorio Taumaturgo e alla sua venerazione nella terra natia dell’autore, Stalettì. Nella prima parte, il religioso traccia un profilo biografico del Santo, attingendo principalmente al panegirico di San Gregorio di Nissa, ma integrando anche fonti autorevoli come Antonio da Firenze, Vincenzo Beluacense, Cesare Baronio e il cardinale Bellarmino.
La seconda parte dell’opera è di particolare interesse per la storia locale: vi si narra l’arrivo miracoloso delle reliquie di San Gregorio nella Terra di Stalettì e si documentano numerosi prodigi attribuiti al Santo, considerato protettore della comunità. Ma ciò che rende il testo ancora più prezioso è la ricchezza delle cronache che il Romano dedica agli eventi storici del suo tempo e della sua terra:

  • le incursioni barbaresche del 1595, 1644 e 1645, descritte con uno stile sorprendentemente moderno, quasi giornalistico;
  • l’introduzione del culto di San Gregorio a Borgia (Catanzaro), in seguito a eventi drammatici;
  • il terremoto del 1624 e la peste del 1656, con riflessioni sulle conseguenze sociali e spirituali;
  • la rivoluzione del 1647 nel Regno di Napoli, che toccò anche Palermo, analizzata con lucidità e partecipazione;
  • le pratiche di esorcismo nella chiesa di San Gregorio a Stalettì, dove si impiegavano le reliquie del Santo per liberare gli ossessi.

 

Una dedica illustre e una stampa prestigiosa

L’edizione spagnola fu pubblicata a Napoli da Domenico Antonio Parrino, uno degli editori più attivi e influenti del Seicento. Parrino dedicò il volume a Donna Francisca Josefa de Aragón y Sandoval, Contessa di Santisteban e Viceregina di Napoli, figura di grande rilievo politico e culturale. Moglie di Francisco IV de Benavides y Dávila, Viceré dal 1687 al 1696, Donna Francisca era legata alla famiglia reale spagnola e si distinse per il suo impegno a favore delle arti, della cultura e della religiosità popolare. La sua devozione a San Gregorio Taumaturgo contribuì alla diffusione del culto in ambito iberico. 


Un ponte tra Calabria e Spagna 

La diffusione dell’edizione spagnola fu significativa soprattutto in Spagna, dove il culto di San Gregorio rifiorì durante la Controriforma. Esisteva già un legame spirituale e culturale con Stalettì, dovuto alla presenza delle reliquie del Santo, tuttora venerate nel centro ionico calabrese. Questo legame sarà oggetto di un mio ampio approfondimento scientifico corredato da documenti inediti. Un esemplare dell’edizione del 1692 è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Spagna, a Madrid, a testimonianza della sua rilevanza storica e bibliografica. 
È giunto il momento di riconoscere pienamente il valore di questa scoperta. Troppo spesso, per modestia o prudenza, si tende a minimizzare l’importanza di certi ritrovamenti. Ma in questo caso, è giusto dirlo chiaramente: la scoperta dell’edizione spagnola del “Compendioso Ristretto…” di Padre Raimondo Romano rappresenta una vera pietra miliare negli studi sul culto di San Gregorio Taumaturgo. Un tassello fondamentale per comprendere la diffusione della devozione gregoriana tra Calabria, Napoli e la Spagna del Seicento.


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