San Gregorio Taumaturgo: il culto del Santo, rilanciato dalla Controriforma, tra arte, teatro, musica e memoria

Dalla gloria tridentina, celebrata in capolavori pittorici di grande rilievo, al teatro e alle fiction radiofoniche del Novecento: il lungo viaggio spirituale e culturale del “miracoloso” vescovo di Neocesarea.
Domenico Condito

Paolo de Matteis, San Gregorio Taumaturgo (1696).
Cappella monumentale del Seminario di Lecce dedicata al santo.

A partire dal Concilio di Trento (1545–1563), il culto di San Gregorio Taumaturgo, insigne Padre della Chiesa del III secolo e vescovo di Neocesarea, conobbe una straordinaria rifioritura all’interno della Chiesa Cattolica. In un’epoca segnata dalla necessità di riaffermare l’ortodossia cattolica contro le sfide poste dalla Riforma protestante, la figura di Gregorio, noto per la sua lotta contro le eresie antiche e per la sua profonda devozione mariana, venne riscoperta e proposta come modello di fede incrollabile e di potenza spirituale. La sua fama di taumaturgo, ovvero di operatore di miracoli, lo rese un simbolo perfetto della rinnovata militanza cattolica.

Fu Papa Pio V, uno dei principali artefici della Controriforma, a sancire ufficialmente questa rinascita del culto, inserendo la festa del Santo, che ricorre il 17 novembre, nel Breviarium Romanum (1568) e nel nuovo Missale Romanum (1570). Tale atto conferì al culto di San Gregorio Taumaturgo una dimensione universale, rendendolo parte integrante della liturgia della Chiesa: per secoli, in tutto l'Orbe cattolico, il 17 novembre fu celebrata la memoria del Santo, almeno fino alla riforma liturgica voluta da Paolo VI (1969).
In questo clima di fervore religioso e artistico, prese forma un imponente ciclo iconografico che ho definito “il secolo d’oro dell’iconografia di San Gregorio Taumaturgo in Occidente” (Guercino, Mattia Preti, il Cavalier d'Arpino, Francesco e Angelo Solimena, Massimo Stanzione, Francesco Costanzo Catanio, Giambettino Cignaroli, Paolo de Matteis, ecc.). Pittori, scultori e incisori, spesso sostenuti da ordini religiosi come i Gesuiti e i Teatini, contribuirono a diffondere l’immagine del Santo in Italia e oltre i confini europei, fino alle colonie portoghesi e spagnole del Nuovo Mondo. Le sue gesta vennero raffigurate in affreschi, pale d’altare e incisioni, spesso accompagnate da iscrizioni che ne esaltavano i miracoli e la sapienza teologica.

Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, festa Novembris, In festo S. Gregorii Thaumaturgi episcopi et confess.

Parallelamente, nel corso del Seicento e Settecento, San Gregorio Taumaturgo ispirò numerose rappresentazioni teatrali, spesso messe in scena nei contesti religiosi più ferventi. Questi drammi sacri, diffusi in tutta Italia e in alcune regioni d’Europa, testimoniavano una devozione popolare profonda e radicata. Il Santo veniva invocato come “intercessore nei casi più ardui e disperati”, e la sua figura si prestava perfettamente a incarnare il potere salvifico della fede cattolica. In questo contesto, il teatro sacro gesuitico contribuì a consolidare la memoria del Santo tra i fedeli. Tra le numerose opere teatrali che lo videro protagonista, segnalo il dramma Demetria in Trabisonda di padre Ortensio Scammacca (1562–1648), gesuita siciliano. L’opera, ambientata durante la caduta della città di Trapezunte sotto l’assalto ottomano, si apre con un prologo pronunciato proprio da San Gregorio, che assume così il ruolo di guida spirituale e profetica. Il testo, che ho trovato in una biblioteca storica, rappresenta un prezioso tassello nella ricostruzione della fortuna teatrale del Santo. Una parte della mia attività di ricerca si è concentrata proprio sul recupero e sulla valorizzazione di questi testi dimenticati: manoscritti, copioni, annotazioni sceniche, spesso nascosti in archivi ecclesiastici o biblioteche storiche. Ogni documento rappresenta una tessera di un mosaico spirituale e culturale che merita di essere riportato alla luce.

Ortensio Scammacca (1562–1648), Demetria in Trabisonda.
L'inizio del prologo di San Gregorio Taumaturgo.

Un ulteriore e recente mio ritrovamento arricchisce il patrimonio culturale legato al Santo: una partitura manoscritta per soli, coro e orchestra, composta da 50 pagine (formato 228 x 311 mm), intitolata Responsorio di S. Gregorio Taumaturgo, composta da Giuseppe Cavazza, musicista bolognese attivo nella seconda metà del XVIII secolo. L’opera, articolata in 50 pagine per soli, coro e orchestra, riprende fedelmente il testo dell’antico Responsorium di Stalettì (Accurrite Gentes, venite Fideles...), pubblicato nel 1684 da padre Raimondo Romano. Questo componimento non è soltanto un raffinato esempio di musica sacra, ma anche una testimonianza liturgica e storica di grande valore, che meriterebbe una riscoperta pubblica in occasione di eventi religiosi o culturali dedicati al Santo.

Immagine ottenuta mediante l'elaborazione elettronica di uno fogli della partitura di Giuseppe Cavazza. Al centro, statua lignea di San Gregorio Taumaturgo di scuola bavarese.

Ma la memoria di San Gregorio non si è esaurita con l’età barocca. Un esempio sorprendente della sua persistenza nel tempo è una fiction radiofonica trasmessa il 4 agosto 1946 dalla Radio della Svizzera Romanda. Scritta in lingua francese da Camylle Hornung, l’opera – della durata di 105 minuti – fu interpretata da attori professionisti e accompagnata da un raffinato commento musicale sinfonico. Questo raro documento sonoro dimostra come la figura del Taumaturgo abbia saputo attraversare i secoli, adattandosi ai linguaggi della modernità e continuando a parlare al cuore degli ascoltatori.  
 
Infine, è doveroso ricordare che San Gregorio Taumaturgo è il patrono di Stalettì, in Calabria, dove le sue reliquie sono custodite nella suggestiva chiesa bizantina a lui intitolata. La devozione popolare, la ricchezza delle fonti artistiche e la profondità del culto rendono questa figura una delle più affascinanti del cristianesimo antico. San Gregorio continua a parlare anche oggi, attraverso le forme espressive del teatro, della musica e della narrazione, rivelandosi un ponte tra la tradizione e la contemporaneità, tra il sacro e l’arte, tra la fede e la cultura. 


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