Marco Antonio Parisi, il vescovo calabrese che sfidò la superstizione: il Sinodo di Oria del 1641

Originario di Squillace, Parisi guidò la diocesi salentina con rigore tridentino, condannando malefici, sortilegi e la presenza degli “zingari” sul territorio. Il Capitolo III del Sinodo è una testimonianza viva della lotta ecclesiastica contro la magia. 
Domenico Condito

Michael Pacher, Sant'Agostino e il diavolo (1483).

Nel 1646, la Diocesi di Oria, nel cuore dell’alto Salento, fu teatro di un sinodo diocesano che rifletteva pienamente lo spirito della Controriforma. A presiederlo fu Marco Antonio Parisi, vescovo di Oria “per grazia di Dio e della Sede Apostolica, originario della città calabrese di Squillace. Uomo di formazione solida e di profonda adesione alle direttive tridentine, conseguì la laurea in utroque iure a Napoli. Successivamente risiedette per qualche anno a Madrid, dove ricoprì il ruolo di Cappellano e Consigliere del re Filippo IV di Spagna, segno della sua influenza non solo religiosa ma anche politica. 

Il sinodo, celebrato sotto il pontificato di Urbano VIII, fu stampato a Napoli presso la Regia Tipografia di Egidio Longhi (Synodus dioecesana Ecclesiae Uritanae, a R.mo D. Marco Antonio Parisio, civitatis Squillacensis, Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopo Uritano, Philippi IV Hispaniarum Regis Catholici capellano et regio consiliario, habita anno Domini MDCXLI, sedente Urbano VIII Pontifice Optimo Maximo. Neapoli: Ex Regia Typographia Egidij Longhi, MDCXLVI). Tra i decreti più significativi, il Capitolo III, intitolato De Maleficis et Zingaris, si distingue per la sua durezza e per la chiarezza con cui affronta il problema della superstizione, della magia e della presenza degli zingari sul territorio diocesano. 

Ecco il testo del III decreto tradotto dal latino:

Sui Malefici e sugli Zingari – Capitolo III

“Coloro che, con un patto tacito o espresso con il demonio, abbiano arrecato danno a qualcuno mediante malefici, sortilegi o incantesimi in qualsiasi modo, siano denunciati a noi o al nostro Vicario Generale, sotto pena di scomunica, affinché possiamo agire contro di loro secondo le Costituzioni del felice ricordo di Gregorio XV, che iniziano con le parole Omnipotentis Dei, e procedere secondo giustizia.
Poiché questo crimine è frequente nella nostra diocesi, il presente decreto deve essere annunciato ogni anno dai parroci durante le solenni celebrazioni della Domenica delle Palme, sotto pena di due ducati.
Coloro che, con arti simili e sortilegi, o in altro modo, cercano tesori nelle chiese, anche se dirute, scavando altari, pavimenti e pareti, incorrono ipso facto nella pena di scomunica, e non possono essere assolti nemmeno in virtù della nostra licenza, se non dopo che la chiesa sia stata restaurata.
Gli Egiziani, cioè gli zingari, come sono comunemente chiamati, che vagano ovunque, se si trattengono per più di sei giorni nei luoghi della nostra diocesi, siano attentamente osservati dai parroci: se hanno adempiuto al precetto della confessione e della comunione; se i loro figli sono stati battezzati; se le donne che li accompagnano sono compagne o mogli; se conoscono i rudimenti della fede, e simili. Se saranno trovati colpevoli, siano denunciati a noi.
Il compito di esorcizzare gli ossessi dal demonio deve essere esercitato da uomini ecclesiastici di vita provata e dottrina sicura; pertanto, nessuno lo eserciti, sotto pena di sospensione, senza nostra licenza scritta”.   

Un decreto contro la superstizione e il disordine

La Cattedrale di Oria
Il decreto sinodale si inserisce in un contesto storico in cui la Chiesa cattolica, dopo il Concilio di Trento, intensificava il suo ruolo di guida nella vita spirituale e sociale dei fedeli. La lotta contro la superstizione era considerata una priorità pastorale e giuridica. Il riferimento alla costituzione Omnipotentis Dei di Gregorio XV (1623) conferisce al testo autorevolezza normativa, legittimando l’intervento episcopale contro pratiche magiche, sortilegi e divinazioni.
Il decreto stabilisce che chiunque abbia stretto un patto, esplicito o implicito, con il demonio e abbia arrecato danno tramite malefici, sortilegi o incantesimi, debba essere denunciato al vescovo o al suo vicario generale. La mancata denuncia comporta la scomunica latae sententiae, cioè automatica, e la sua remissione è riservata esclusivamente all’inquisitore o al rettore della chiesa. Il testo impone inoltre ai parroci l’obbligo di rendere pubblica questa disposizione durante le celebrazioni della Domenica delle Palme, pena la stessa scomunica.

Particolarmente interessante è la sezione dedicata agli "Zingari", definiti vulgo vocantur Egyptij — comunemente detti "Egiziani" — accusati di vivere ai margini della società, di simulare poteri demoniaci, predire il futuro e mentire sulla fortuna. Anche per loro, se scoperti, è prevista la denuncia e la possibilità di procedere ecclesiasticamente contro di loro. Il decreto impone ai parroci un controllo attivo sulla loro permanenza, sulla loro adesione ai sacramenti e sulla loro condizione familiare.

Particolarmente severa è la norma contro chi cerca tesori nascosti nelle chiese, anche dirute, mediante sortilegi e scavi: la scomunica è automatica e non può essere revocata se non dopo la ricostruzione dell’edificio sacro, a sottolineare il valore inviolabile del luogo di culto.
Infine, il controllo sull’esorcismo è affidato solo a sacerdoti di comprovata virtù e competenza, e subordinato alla licenza scritta del vescovo, per evitare abusi e pratiche non autorizzate.   

Marco Antonio Parisi: il vescovo riformatore di Squillace 

La figura di Marco Antonio Parisi emerge come quella di un vescovo colto, rigoroso e pienamente inserito nel clima della Controriforma. Proveniente dalla Diocesi di Squillace, con una antichissima tradizione religiosa, Parisi portò a Oria una forte impronta riformatrice, attenta alla moralizzazione del clero e alla disciplina dei fedeli.
Il sinodo celebrato nel 1641 rappresenta una manifestazione tangibile della sua visione ecclesiastica: una Chiesa vigile, normativa e saldamente ancorata alla difesa dell’ortodossia cattolica. In un’epoca in cui i Cattolici erano chiamati a fronteggiare con fermezza l’azione del demonio, il vescovo Parisi si pone alla guida di questa battaglia spirituale. Non soltanto un amministratore, ma un Pastore vero, un custode della dottrina, e un sostegno per i fedeli nel tentativo di preservare la purezza della fede contro ogni forma di superstizione e deviazione. 

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