Papa Urbano VIII e il culto di San Gregorio Taumaturgo nella Basilica di San Pietro
Il Pontefice ne celebrò la memoria con un mosaico che raffigura il Santo e con il dono di reliquie provenienti da Stalettì, che venivano esposte due volte nel giorno della festa, il 17 novembre: al mattino nel Coro e alla sera, durante i primi Vespri della Dedicazione della Basilica, sull’Altare della Confessione.
Domenico Condito
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| Mosaico raffigurante San Gregorio Taumaturgo nalle Basilica di San Pietro in Vaticano |
Nel cuore della Basilica di San Pietro in Vaticano, il culto di San Gregorio Taumaturgo trova una delle sue più solenni espressioni grazie all’intervento di Papa Urbano VIII (pontificato: 1623–1644), che ne promosse la venerazione con grande fervore spirituale e artistico.
Un mosaico raffigurante il “Taumaturgo” nella Cappella dei Santi Michele e Petronilla
Nel 1638, Urbano VIII commissionò la realizzazione di un mosaico raffigurante San Gregorio Taumaturgo nell’atto di comporre il Simbolo della Fede, una sintesi teologica che anticipa le conclusioni del Concilio di Nicea. L’opera fu affidata al mosaicista Giovanni Battista Calandra, su disegno di Giovanni Francesco Romanelli, e collocata nel pennacchio sud-ovest della Cappella dei Santi Michele e Petronilla. Il collaudo fu supervisionato da Lorenzo Bernini, che seguì l’intero processo creativo.
Il mosaico si inserisce in un ciclo decorativo che, tra il 1631 e il 1640, ornò i pennacchi della volta con le immagini di quattro Padri della Chiesa: due latini (San Leone I e San Bernardo) e due greci (San Dionigi l’Areopagita e San Gregorio Taumaturgo). Romanelli, già attivo nella Cappella della Madonna della Colonna, realizzò il cartone per San Gregorio tra il 1636 e il 1637. Il cartone originale è oggi conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Barberini.
Un’iscrizione greca accompagna la figura del Santo: «ΕΙΣ ΘΕΟΣ // ΕΙΣ ΘΕΟΣ / ΕΚ ΘΕΟΙ / ΣΟΦΙΑ / ΕΝ» (in italiano, Un solo Dio, Sapienza generata da Dio, che dimora in Lui). La scritta è estratta dal suo Simbolo delle Fede. Si tratta di una formula che esprime in forma sintetica la dottrina trinitaria: l’unità di Dio, la generazione del Logos (la Sapienza) dal Padre, e la sua consustanzialità. È una delle più antiche professioni di fede cristologiche, precorritrice delle definizioni del Concilio di Nicea.
Le reliquie di San Gregorio: un dono pontificio proveniente dalla Calabria
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| L'Altare della Confessione |
Oltre all’omaggio artistico, Urbano VIII arricchì la Basilica con un dono sacro di grande valore: alcune reliquie di San Gregorio Taumaturgo provenienti da Stalettì, in Calabria, dove si custodisce l'urna con le reliquie del Santo nell'antica chiesa di fondazione bizantina a lui dedicata. Molto probabilmente le reliquie furono donate a Urbano VIII da mons. Giuseppe della Corgna, vescovo di Squillace dal 22 settembre 1636 al 20 marzo 1656. Il vescovo fu uno dei grandi promotori del culto del Santo in Italia, ed era stato consacrato vescovo dallo stesso Pontefice. Della Corgna favorì la diffusione del culto del Taumaturgo per tutta la durata del suo episcopato squillacese. Fra le sue iniziative più rilevanti la commissione di una biografia del Santo al gesuita Niccolò Maria Pallavicino, che uscì nel 1649 in due edizioni, la prima a Roma e la seconda a Bologna. Pallavicino era un insigne scrittore e teologo italiano, nonché membro dell'Arcadia, con il nome di Salicio Borneo, e dell’Accademia della Crusca. Cristina di Svezia lo scelse come suo consigliere e teologo. Nella sua opera su san Gregorio scrive “…la pia città di Squillace non riconosce pegno più prezioso che le vostr’ossa, né tempio più riverito che quella tomba…”. Un registro della Basilica Vaticana, precedente alla biografia del Pallavicino, testimonia la venerazione riservata alle reliquie presenti in San Pietro:
“Pregiasi questa S. Basilica d’avere un prezioso avanzo delle Ossa di questo gran Santo, San Gregorio Taumaturgo; degno di molta venerazione, per essere stato strumento di opere della divina potenza, così maravigliose.”
Le reliquie venivano esposte nella Basilica di San Pietro nel giorno della festa del Santo, il 17 novembre; al mattino nel Coro, e alla sera, durante i primi Vespri della Dedicazione della Basilica, sopra l’Altare della Confessione. Il reliquiario che le custodisce, già utilizzato dal 1492 al 1634 per la Santa Lancia, è un capolavoro di oreficeria: argento parzialmente dorato, smalti, cesellature e cristallo di rocca, alto 54 cm e largo 21 alla base. Oggi è esposto nel Museo del Tesoro del Reverendo Capitolo di San Pietro.
Un’eredità di fede e bellezza
Il culto di San Gregorio Taumaturgo nella Basilica Vaticana, introdotto da Urbano VIII, rappresenta una sintesi perfetta tra arte, teologia e devozione. Il mosaico trinitario e le reliquie preziose testimoniano la volontà del Pontefice di celebrare un Santo che, con la sua dottrina e i suoi miracoli, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa.



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