L’incontro tra Papa Pio X e il garibaldino Achille Fazzari
Una pagina di storia inedita, la più sorprendente dell’Italia postunitaria, ispirata dal ritrovamento in Calabria di un prezioso evangelario greco-bizantino dell’XI secolo. L’incontro fu favorito dall’abate Ambrogio Maria Amelli, Priore dell’Abbazia di Montecassino, nel nome di Cassiodoro e della Conciliazione. Fazzari era originario di Stalettì, un comune della costa ionica calabrese.
Domenico Condito
Un estratto dalla mia pubblicazione: L’Evangelario della Conciliazione: ritrovamento e vicende postunitarie del codice greco-bizantino donato da Achille Fazzari a Pio X, Vivarium Scyllacense, XXVII/1-2, 2016, 9-50.
Achille Fazzari (in piedi, al centro della foto). |
L’abate Ambrogio Maria Amelli, Priore dell’Abbazia di Montecassino. |
La notizia della scoperta del codice rimbalzò in breve sui maggiori quotidiani, e suscitò l’interesse di studiosi, prelati e dello stesso Pontefice Pio X. L’abate Ambrogio Maria Amelli, Priore dell’Abbazia di Montecassino, si precipitò addirittura nel “fondo della Calabria” per esaminare il codice, ritenendolo un probabile “avanzo della biblioteca di Cassiodoro”. Fazzari lo accolse a Stilo, nella sua residenza della Ferdinandea. Ne nacque un’amicizia profonda, alimentata da uno schietto amor di patria e dalla passione per la Conciliazione. Sentimenti condivisi nel ricordo dei padri cassinesi Quendal, Bernardi e soprattutto Luigi Tosti, che Fazzari aveva conosciuto più da vicino. Era il momento della distensione dell’età giolittiana che aveva avviato una silenziosa e discreta conciliazione tra lo Stato e la Chiesa.
Amelli e Fazzari, impegnati personalmente a negoziare fra il Re e il Papa una riconciliazione fra le due “Rome”, furono senz’altro protagonisti emblematici di questa nuova stagione politica, e l’affare del codice offrì loro un’opportunità straordinaria per perseguire i comuni obiettivi. Amelli, d’accordo con Fazzari, portò con sé il codice a Montecassino per un periodo di studio.
Nel frattempo, l’interesse per l’Evangelario manifestato dal Papa al monaco cassinese ispirò a Fazzari la più temeraria iniziativa dell’epoca conciliatorista. Amelli, amico personale e collaboratore del Pontefice, si sarebbe adoperato per procurare all’ex camicia rossa un’udienza privata con Pio X. E con il pretesto di donare il codice al Papa, Fazzari gli avrebbe parlato della Conciliazione. Era un’impresa ardua, dall’esito rischioso e tutt’altro che scontato. Solo pochi anni prima, don Davide Albertario, direttore dell’Osservatore cattolico, il battagliero sacerdote di Milano che subì la repressione di Rudinì e del generale Pelloux e fu incarcerato, aveva dichiarato che il nome di Garibaldi non poteva essere pronunciato in un’assemblea cattolica senza profanare qualsiasi luogo sacro. Ma l’abate Amelli, che apparteneva a quella razza di monaci che San Benedetto definiva il fortissimus genus, dopo qualche colloquio preparatorio con il Pontefice, riuscì nel suo intento. Il 7 luglio 1908, Achille Fazzari, accompagnato da Amelli e dal figlio Spartaco, varcò la soglia dei Palazzi Apostolici e incontrò Pio X, portandogli in dono l’Evangelario. E in quell’udienza, che suscitò vasto clamore nell’opinione pubblica, trattò col Pontefice la questione della Conciliazione. È indubbio che il fascino esercitato dall’Evangelario, la cui donazione era stata preannunciata al Papa, facilitò la missione dell’abate e del patriota risorgimentale. La Parola antica, fissata da mani oranti su preziosi fogli membranacei, agì da pretesto irresistibile, rendendo possibile ciò che nessuno aveva mai osato sperare: l’incontro conciliatore fra il Papa di Roma e uno dei più valorosi combattenti delle truppe garibaldine.
Il mio studio ha ricostruito questa pagina dimenticata della storia d’Italia, individuando nella Biblioteca Apostolica Vaticana il codice greco donato da Achille Fazzari a Pio X, che diversi studiosi ritenevano ormai “irreperibile”, se non perduto. Si tratta del Vat. gr. 2330, un manoscritto tutt’ora inedito che, per il ruolo pacificatore avuto nell’Italia postunitaria, ho ribattezzato Evangelario della Conciliazione”.
Le vicende relative all'Evangelario dopo il suo ritrovamento, con la prima descrizione del codice, e il resoconto dettagliato dell’udienza concessa da Pio X ad Achille Fazzari sono contenuti nella mia pubblicazione, che potete richiedere nel formato pdf a quest'indirizzo email: domenicocondito@gmail.com .
Vedi anche: Ritrovamento di un prezioso evangelario greco-bizantino dell’XI secolo realizzato in Calabria.
Le vicende relative all'Evangelario dopo il suo ritrovamento, con la prima descrizione del codice, e il resoconto dettagliato dell’udienza concessa da Pio X ad Achille Fazzari sono contenuti nella mia pubblicazione, che potete richiedere nel formato pdf a quest'indirizzo email: domenicocondito@gmail.com .
Vedi anche: Ritrovamento di un prezioso evangelario greco-bizantino dell’XI secolo realizzato in Calabria.
Alcune immagini dell'Evangelario della Conciliazione
S. Marco in una delle miniature dell’Evangelario della Conciliazione, XI sec. © Biblioteca Apostolica Vaticana |
San Luca seduto allo "scriptorium", Evangelario della Conciliazione. © Biblioteca Apostolica Vaticana |
Vangelo di Luca, fregio dell‘incipit, Evangelario della Conciliazione. © Biblioteca Apostolica Vaticana |
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