L'Italia al tempo del Coronavirus

Per superare l'emergenza sanitaria la medicina da sola non basta: serve una riformulazione etica del nostro modello di società.

Domenico Condito

Un paese malato d'individualismo, che stenta a riconoscersi come "comunità", è il primo alleato di ogni forma di contagio, soprattutto di quelli che colpiscono il cuore, il senso etico, la civiltà del pensiero e dei comportamenti. 

Negli ultimi decenni abbiamo distrutto ogni senso di appartenenza al "corpo sociale", intossicando l’anima di questo paese. Un patrimonio millenario di memorie, pensieri, affetti e dolori delle generazioni passate - la nostra identità collettiva - sacrificato all’Ego totemico che abbiamo interiorizzato, trasformando ognuno nell’idolo di sé stesso. E nel momento in cui il paese è in pericolo ci scopriamo incapaci di prendercene cura, di riconoscere nella fragilità condivisa il "segno" di un destino comune. 

La cronaca di questi giorni rileva che l’emergenza sanitaria in cui siamo precipitati è acuita proprio dal nostro modello di società, dalla mancanza di responsabilità e spirito civico, dallo smarrimento del senso di appartenenza a una comunità. 

La medicina da sola non basta. Le strutture dell’assistenza sanitaria, come anche l’efficacia dei rimedi e delle misure adottate, sono buone o cattive come la società che vi si impegna e le sostiene. Non è solo questione di anticorpi o sale di rianimazione. Dobbiamo rimettere insieme i cocci di una storia frantumata, d’una identità dispersa, abbiamo bisogno di ritrovare la consistenza di un paese coeso, pur nelle differenze che ci contraddistinguono. 

Al contrario, la scelleratezza con cui si cavalca l'emergenza sanitaria del Coronavirus, per farne strumento di propaganda politica, è l’evidente tratto della nostra inadeguatezza davanti al nemico, della mancanza degli anticorpi sociali necessari per contrastare il virus. E poi ci sono i comportamenti individuali, quelli del "si salvi chi può", di coloro che s'illudono di poterla scampare da soli in deroga alla legalità e al buon senso. 

La verità è che siamo un paese culturalmente depresso, ormai privo di forti orientamenti valoriali. E la crisi drammatica che stiamo vivendo sollecita una riformulazione etica della nostra società, il superamento dei modelli individualisti che hanno disgregato la nostra Comunità. È l’unica via d’uscita: o ci salviamo insieme, o il paese è perduto.

Morano calabro (Cosenza)

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