Le parole sono potenti

Domenico Condito

“Nei segni in cui voi formate le parole sono racchiuse le grandi forze e le potenze che fanno girare il mondo, - insegnò al sommo rabbino. – E sappi che tutto ciò che sulla terra viene formato in parole, lascia le sue tracce nel mondo superiore. Alef, il primo dei segni, reca in sé la verità. Beth, il secondo, la grandezza (…). Ma l’ultimo nella schiera dei segni è il più sublime. È il taph con cui il sabato finisce. In esso è racchiuso l’equilibrio del mondo a cui come guardiani sono preposti i cinque angeli della santità somma (…). Essi vegliano sull’equilibrio del mondo e tu, sconsiderato, tu, granello di sabbia, figlio della polvere, tu una volta lo hai turbato”. Così si pronunciò l’angelo Asael dello scrittore Leo Perutz, nel romanzo “Di notte sotto il ponte di Pietra”.

Le parole sono potenti. Su di esse si fonda l’equilibrio del mondo, perché lo plasmano, ce lo rappresentano e ne determinano la nostra percezione. Oggi più che mai. Nella civiltà dei “media”, nell’era dei “social”, la parola pronunciata da un solo uomo può raggiungere il mondo intero, e diffondersi nello spazio siderale, nell’istante stesso in cui essa viene pronunciata. Un potere disumano, più prossimo all’onnipotenza di un dio, che non alla finitezza di “un granello di sabbia”. E se in origine era la Parola, ed essa “proferì” il mondo conferendogli consistenza, oggi l’umanità possiede il potere straordinario, e terribile al contempo, di ridefinirlo continuamente, sempre e comunque attraverso la mediazione magmatica del “lògos”, il fuoco sottratto agli dei dagli uomini del nostro tempo. E le parole più usate nei social, nei media, le nostre "piazze virtuali", sono quelle che veicolano intolleranza, aggressività, rancore, disprezzo, odio. Parole che rappresentano alle nuove generazioni, rimodellandolo, un mondo dominato da Lissa, la dea della Furia. E il furore cieco già reclama nuovi tributi di sangue. Se ne sente già l'odore, e lo avvertono persino i bambini.
Le parole sono potenti. Non dimentichiamolo mai.


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