Dal latino all’italiano: due vie per una traduzione storica
Un confronto tra fedeltà grammaticale e accessibilità narrativa nella traduzione di testi antichi. Quando il latino incontra il lettore moderno.
Domenico Condito
Traduzione scolastica: rigore grammaticale e fedeltà formale
La traduzione scolastica è un esercizio di precisione linguistica. Il suo obiettivo è trasporre il testo latino in italiano mantenendo la struttura sintattica, la morfologia e il lessico il più possibile aderenti all’originale.
Caratteristiche principali:
Grammaticalmente ineccepibile: ogni caso, tempo verbale, costruzione sintattica deve essere rispettata e riconoscibile.
Lessico tecnico e filologico: si privilegia la corrispondenza terminologica, anche a costo di sacrificare la fluidità.
Finalità didattica: serve a mostrare la comprensione del latino, non necessariamente a rendere il testo accessibile.
Rispetto della forma originale: anche se il risultato può apparire arido o artificiale, è utile per lo studio linguistico e filologico.
Esempio:
Gregorius episcopus, vir sanctus, miracula multa fecit in vita sua.
Traduzione scolastica: Gregorio vescovo, uomo santo, compì molti miracoli nella sua vita.
La traduzione destinata a un pubblico più ampio mira a trasmettere il significato profondo del testo, rendendolo comprensibile, fluido e coinvolgente, pur mantenendo il rispetto per la sua origine storica e culturale.
Caratteristiche principali:
Adattamento stilistico: si privilegia la chiarezza e la leggibilità, anche riformulando le frasi.
Mediazione culturale: si spiegano concetti, si sciolgono arcaismi, si contestualizzano riferimenti.
Rispetto del tono e dell’intenzione: si cerca di restituire la voce dell’autore, non solo le sue parole.
Finalità comunicativa: il testo deve “parlare” al lettore moderno, senza tradire il messaggio originario.
Esempio:
Traduzione divulgativa: San Gregorio, vescovo venerato, fu noto per i numerosi miracoli compiuti durante la sua vita.
Per uno studioso la distinzione è cruciale: la traduzione scolastica è uno strumento di analisi, mentre quella divulgativa è uno strumento di mediazione culturale. Entrambe sono necessarie, ma vanno calibrate in base al contesto: un convegno accademico richiederà rigore filologico, mentre una mostra o una pubblicazione divulgativa richiederà empatia linguistica e sensibilità interpretativa.


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