La diffusione del culto di San Gregorio Taumaturgo nel Nuovo Mondo: il Vicereame della Nuova Spagna

Fin dal 1607, San Gregorio Taumaturgo era venerato come uno dei patroni di Città del Messico, con l'invocazione di proteggere la città dalle inondazioni. Documentato il ruolo dei Padri Gesuiti e il legame con Stalettì, in Calabria, che ne custodisce le reliquie e lo venera come santo patrono. Qualche anticipazione prima della pubblicazione integrale di una lunga ricerca d'archivio svolta in Italia, Spagna e Portogallo.

Domenico Condito

Se in Italia, a partire dalla Controriforma cattolica, furono soprattutto i Padri Teatini a promuovere la conoscenza di San Gregorio Taumaturgo, divulgandone al contempo il culto, in Europa e nelle colonie del Nuovo Mondo quest'azione fu svolta primariamente dai Padri Gesuiti. Condivido un brano significativo estratto dal "Diario di Viaggio" di un padre gesuita italiano, che fu anche un importante cartografo ed esploratore. Era il 17 novembre 1697, sul confine tra il Messico e gli attuali Stati Uniti d'America, in una regione compresa fra i monti Florida e il fiume Gila:

“Il 17 di novembre partecipammo alla messa come da consuetudine domenicale. Lasciammo la calda navigazione con la barca lungo verdeggianti rive, la campagna ed i pantani del fiume, per proseguire verso ponente, e scrutando dalla cima di un monte vedemmo a oriente la catena montuosa denominata Florida. Qui sono soliti risiedere i nemici Apaches, con i quali si lottò in varie occasioni. A ponente vedemmo inoltre delle grandi case che essendo a una distanza di sole 17 miglia ci sembravano castelli. Proseguendo il cammino sui monti della pianta medicinale di jojoba, dopo 8 miglia arrivammo ad un colle verde simile ad un frutteto, con un ruscello di acqua cristallina e fredda che scendeva con delle cascatelle dal suo fianco. Lo abbiamo nominato San Gregorio Taumaturgo, ci siamo rinfrescati, ed infine (siamo) scesi nella pianeggiante campagna (vicino) al fiume, dove, dopo due miglia, abbiamo dormito protetti”.

Ho divulgato questo brano, per la prima volta, nella conferenza su Il culto di San Gregorio Taumaturgo a Lisbona nell’età di Filippo II, che ho tenuto a Stalettì, in Calabria, il 7 giugno 2008, con il Patrocinio Culturale del “Museu de São Roque” di Lisbona e del Comune di Stalettì (Catanzaro). Durante la conferenza, ho aperto anche una finestra sulla diffusione del culto del Taumaturgo nel Nuovo Mondo, dovuta soprattutto all'azione missionaria dei Gesuiti
In quell’occasione, nella chiesa dedicata al Santo, ho documentato le relazioni esistenti tra l'espansione del culto del Taumaturgo nelle Americhe e la presenza delle sue reliquie a Stalettì, presentando i primi risultati di una lunga ricerca svolta in Italia, Spagna e Portogallo. Come ebbi modo di argomentare, i Padri Gesuiti erano entrati in contatto con il culto di San Gregorio Taumaturgo proprio a Stalettì, nella diocesi di Squillace, durante le loro missioni in Calabria. Lo stesso padre Nicolás Bobadilla, tra i fondatori con Sant’Ignazio di Loyola della Compagnia di Gesù, aveva soggiornato per qualche tempo a Squillace, sede vescovile dell’antica diocesi. 
I gesuiti erano arrivati a Napoli nel 1548, e quattro anni dopo erano stati inviati in missione in Calabria, nelle cosiddette “Indie di quaggiù”, per contribuire alla rinascita religiosa della regione, appena sfiorata dall'evangelizzazione cristiana in alcuni territori, al punto che i suoi abitanti, nella definizione di alcuni missionari Gesuiti, sembravano “tutti del bosco”. Da qui, la definizione di “Indie di quaggiù”, che era estesa a larghe zone del Sud ritenute ancora terra di missione. 
Fra i compiti assegnati alla missione, capeggiata da Padre Bobadilla, la lotta alle eresie e la creazione del Collegio dei Gesuiti di Catanzaro. Durante la sua attività in Calabria, la presenza di Bodabilla è stata segnalata più volte a Squillace, e non gli sfuggì il particolare della presenza in questo territorio dell’antica abbazia di San Gregorio Taumaturgo, dove si custodivano le reliquie del Santo. I padri gesuiti delle origini conoscevano molto bene il racconto della traslazione miracolosa delle reliquie del Taumaturgo in Calabria. Questa narrazione è contenuta, in una delle sue numerose varianti, nella “Legenda aurea” di Iacopo da Varagine. Fu proprio la lettura di questo libro, insieme all’altro, la “Vita Christi” di Ludolfo di Sassonia, a determinare la conversione di Ignazio, convalescente nel castello di Loyola per le ferite riportate in battaglia. È noto che dopo la guarigione Ignazio deporrà le armi e fonderà la Compagnia di Gesù.
Risale alla prima metà del Settecento un quadretto, realizzato nello stile dell’arte coloniale spagnola, e proveniente dal Messico, dove San Gregorio Taumaturgo è raffigurato insieme a San Luigi Gonzaga, un religioso italiano della Compagnia di Gesù. Questa associazione dei due santi costituisce un’importante testimonianza iconografica della diffusione del culto di San Gregorio Taumaturgo nelle colonie americane, e soprattutto in Messico, a opera dei Padri Gesuiti.
L'azione dei Gesuiti fu così incisiva che, fin dal 15 novembre del 1607, San Gregorio Taumaturgo era già venerato come patrono di Città del Messico, con l'invocazione di proteggere la città dalle inondazioni, così come risulta da alcuni atti conservati negli archivi storici della città. Gli stessi documenti attestano che la festa del Santo era fra le più solenni celebrate nella capitale del Vicereame della Nuova Spagna dove, nella grande cattedrale, erano già stati realizzati una splendida cappella e un altare dedicati al Taumaturgo. 
 
Anonimo, San Gregorio Taumaturgo e San Luigi Gonzaga
Arte coloniale spagnola della prima metà del Settecento 
Provenienza: Messico - Collezione privata

 
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