La Regina Maria Cristina di Savoia e la voce di Maria Sorgente di Catanzaro
Una sarta calabrese racconta la santità quotidiana della “Reginella Santa” durante la fase ottocentesca del processo di beatificazione. Era rimasta per anni al suo servizio, frequentandola quotidianamente.
Domenico Condito
| Maria Cristina di Savoia, (Cagliari, 14 novembre 1812 – Napoli, 31 gennaio 1836), Regina Consorte delle Due Sicilie. |
La sua breve vita fu segnata da gesti di carità e da una spiritualità intensa: impedì l’esecuzione delle condanne capitali, si dedicò con grande carità ai poveri e ai malati, e visse la regalità come servizio. Morì a soli 23 anni, dopo aver dato alla luce Francesco II, ultimo sovrano delle Due Sicilie. La sua fama di santità rimase viva nel popolo e nella Chiesa, fino alla beatificazione celebrata da Papa Francesco il 25 gennaio 2014 nella basilica di Santa Chiara a Napoli.
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| Luigi Bernero, La famiglia di Vittorio Emanuele I (1813-1814 circa) - Maria Cristina è la bambina al centro del dipinto. |
Le motivazioni della beatificazione
Papa Francesco e la Congregazione delle Cause dei Santi hanno riconosciuto in Maria Cristina un modello universale di santità. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione, sottolineò che la sua vita dimostra come «la porta stretta della santità può essere varcata da tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri». La giovane regina trasformò la nobiltà di sangue in nobiltà di grazia, vivendo la sua posizione privilegiata come strumento di bene. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, la definì «vera madre dei poveri» e «maestra del popolo cristiano». Le sue ultime parole sul letto di morte, «Credo, Domine!», furono interpretate come sigillo di una fede vissuta fino all’estremo.
Maria Sorgente: una sarta di Catanzaro alla corte di Napoli
Non solo vestì Maria Cristina, ma anche la Regina Madre e, per un periodo, la Regina Maria Teresa d'Austria. Questo dimostra una competenza sartoriale riconosciuta e apprezzata. È plausibile che la sua arte fosse radicata nella tradizione tessile di Catanzaro, celebre nei secoli per la lavorazione della seta, che le fornì un bagaglio tecnico prezioso. La sua voce, semplice e concreta, diventa un documento straordinario per comprendere la santità quotidiana della “Reginella Santa”. La sarta calabrese fu sentita più volte durante il processo di beatificazione, durante un arco di tempo di circa dieci anni, e fu sempre registrata agli atti come Illustris Domina, vale a dire donna di buona reputazione e di rango rispettato. Furono tante le dichirazioni rilasciate dalla Civis Catacensis (cittadina di Catanzaro). Qui riprendiamo le più significative.
Maria Sorgente racconta di aver conosciuto la Regina fin dal suo arrivo a Napoli:
“Conobbi la Serva di Dio Maria Cristina di Savoja fin da che venne in Napoli; e benché nel primo anno non l'avvicinassi, ne aveva frequenti relazioni da mio padre, e dai miei fratelli tutti impiegati di Casa reale, e questi tutti mi riferivano che la Regina era un Angelo, ed aveva maniere molto umili. Dopo un anno dalla sua venuta in Napoli fui chiamata a servirla, e finché il Signore non la chiamasse a sé fui sempre la sua sartrice, che la vestiva, e non guari andò, e cominciai a servire anche la Regina Madre, e per qualche tempo anche l'attuale Regina. Dico in generale, che io aveva ad ammirare la modestia, ed il distacco di questa Signora dalla vanità, e dal desiderio di comparire. Allorché mi ordinava qualche abito io le domandava come lo voleva, ed Ella mi rispondeva. Voi ne sapete più di me, fate voi. Non mai, insomma, mi ha ordinato di farlo in questa, o in quell' altra maniera, né mi faceva alcuna osservazione allorché io andava ad indossarglielo; di guisa che io da tutte le circostanze, ed aggiunti ho sempre giudicato ch' Ella vestiva gli abiti di Gala solo per l'obbligo del suo stato, e per piacere al suo Real Marito, non mai per proprio suo Genio. Per questo uffizio che io aveva di Sartrice andava ogni mattina in Palazzo, ed ogni mattina per l'ordinario avvicinava la Serva di Dio per quello che occorreva per lei, e pel suo Guardaroba”.
Il ritratto della Regina attraverso le dichiarazioni di Maria Sorgente
Le testimonianze di Maria Sorgente costituiscono una fonte straordinaria per comprendere la santità quotidiana di Maria Cristina di Savoia. La sua voce, semplice e concreta, restituisce un’immagine viva della Regina, colta nei gesti domestici e nelle relazioni di corte.
- Una regina sobria e distaccata dalla vanità
Maria Sorgente insiste più volte sulla modestia della Regina:
«Allorché mi ordinava qualche abito io le domandava come lo voleva, ed Ella mi rispondeva. Voi ne sapete più di me, fate voi. Non mai, insomma, mi ha ordinato di farlo in questa, o in quell' altra maniera, né mi faceva alcuna osservazione allorché io andava ad indossarglielo; di guisa che io da tutte le circostanze, ed aggiunti ho sempre giudicato ch' Ella vestiva gli abiti di Gala solo per l'obbligo del suo stato, e per piacere al suo Real Marito, non mai per proprio suo Genio. Per questo uffizio che io aveva di Sartrice andava ogni mattina in Palazzo, ed ogni mattina per l'ordinario avvicinava la Serva di Dio per quello che occorreva per lei, e pel suo Guardaroba.»
La sartina coglie qui un tratto essenziale: Maria Cristina non cercava di apparire, ma viveva la regalità come dovere, con distacco dalle lusinghe mondane.
- Donna di orazione e di pietà
«Spesso mi accadeva sentire ch’Ella stava in orazione, di guisa che io fin d’allora avea formata idea che la Regina era una donna di orazione. Questa sua frequenza all’orazione non ha potuto mai essere di dispiacere al Re, essendo stata Ella obedientissima ad ogni suo cenno… Colla sua pietà ha influito molto sull’animo del Re; anzi potrei dire di averlo renduto uomo di preghiera.»
La Regina non solo pregava, ma trasmetteva al marito la forza della fede, invitandolo a raccomandarsi allo Spirito Santo prima delle decisioni di governo.
- Umiltà e affabilità
Maria Sorgente ricorda la dolcezza dei rapporti quotidiani:
«Le maniere ch’Ella usava con tutte queste persone, ed anche con me erano affabili, umili e caritatevoli, di maniera che tutti la servivano con un amore straordinario.»
Anche nei rari momenti di dispiacere, non rimproverava né si sdegnava:
«Solo qualche volta diceva: eh! se lo sa il Re oppure: lo dirò al Re. Espressioni dette in senso di correzione caritatevole, non perché avesse animo di accusare.»
- Obbedienza e rispetto familiare
La sarta sottolinea la sua sottomissione al marito e il rispetto verso la Regina Madre:
«Era oltremodo sottomessa all’Augusto suo Sposo, rispettosissima verso la Regina Madre Maria Isabella, per guisa che appena la sentiva arrivata, l’andava ad ossequiarla nel suo appartamento, lasciando ogni altra cosa. Eguale rispetto ed amore avea per le Principesse Reali colle quali era frequentemente unita.»
Queste parole mostrano una regina che viveva la famiglia reale con senso di obbedienza e armonia.
- Serenità e costanza d’animo
Maria Sorgente insiste sulla sua serenità:
«Non mai l’ho veduta disturbata e di cattivo umore… la Serva di Dio era sempre ilare, cortese ed affabile.»
E ancora:
«Per quello che io so la Serva di Dio era sempre egualmente di umore, cioè ilare, cortese ed affabile.»
Un ritratto di equilibrio interiore che conferma la sua fama di santità.
- Innocenza e purezza
La sarta la descrive come incapace di sospettare il male:
«Non ho inteso mai che avesse parlato di difetto altrui, avendo di tutti stima, ed era fatta in modo, secondo me, per la innocenza de’ suoi costumi, da sembrare un Angelo.»
Il confessore Padre Terzi confermava questa impressione, definendola «un’anima pura, semplice, innocente, ed unita continuamente col suo Dio».
- Confessione e direzione spirituale
«Vedeva io spesso in Corte il fu Padre Terzi Confessore della Serva di Dio Maria Cristina; vedeva che conferivano insieme, ed era un notorio in Corte, che Ella prendeva spesso consiglio da lui in tutte le cose.»
- Opinione universale di santità
«L’opinione che godeva la Serva di Dio presso ogni ceto di persone si era di una Regina virtuosa e Santa. Tale opinione nasceva dalle virtù che in lei risplendevano. Quanto a me io la teneva come una Signora di rara virtù.»
La fama di santità era dunque condivisa da tutto il popolo e confermata da chi la serviva da vicino.
- La morte e la devozione
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«Sentiva però dalla voce comune, che avea fatta una morte di Santa. Il lutto della Città in tale occasione fu universale e profondo al di là dell’immaginazione.» E ancora: «È verissimo che quanti Ecclesiastici si trovarono presenti alla morte della Regina restarono ammirati per la pietà, e rassegnazione con che fece quel passaggio.»
Dopo la morte, la sarta continuò a nutrire devozione verso Maria Cristina:
«Spesso a Lei mi raccomando, e ne ho riportata anche qualche grazia. Per siffatte ragioni desidero che fosse innalzata agli onori degli Altari.»
Ella stessa frequentava il sepolcro della Regina, trovandovi «persone anche di civile condizione inginocchiate a pregare».
- I miracoli
Infine, la sarta riporta la testimonianza di un medico, Giuseppe Gagliardi, che parlava di una guarigione prodigiosa attribuita all’intercessione della Regina:
«Don Giuseppe Gagliardi medico un tempo di mia casa, un giorno mi disse, che egli farebbe qualunque testimonianza sulla guarigione prodigiosa avvenuta in persona del Mozzo d' Ufficio Don Niccola Ametrano, per intercessione della Serva di Dio, Maria Cristina, tenendolo egli per vero miracolo.
E aggiunge:
«La Principessa d’Ischitelli moglie dell’Ex-Ministro della Guerra, non sapendone il nome, mi ha detto molte volte, ch’Ella ottiene dalla Serva di Dio tutte le grazie che vuole. Ho inteso di essere avvenuti altri prodigi anche per intercessione della Serva di Dio, ma non saprei i particolari.»
- Conclusioni
Le parole di Maria Sorgente non sono meri ricordi di vita domestica: esse costituiscono autentiche prove testimoniali che hanno contribuito a delineare la santità di Maria Cristina di Savoia. Le sue dichiarazioni, raccolte con rigore nel processo di beatificazione, offrono un ritratto quotidiano e credibile di una santità vissuta nella regalità. Ne emerge l’immagine di una regina giovane e avvenente, capace di vivere con distacco dalle vanità, dedizione costante alla preghiera, umiltà verso tutti e amore sincero per il popolo: una donna di straordinaria mitezza, serenità e influenza spirituale.
La voce di una sarta di Catanzaro, radicata nella tradizione della seta e inserita nella vita di corte, diventa così un documento prezioso che restituisce la dimensione concreta di Maria Cristina, capace di trasformare la nobiltà di sangue in nobiltà di grazia. La beatificazione voluta da Papa Francesco ha riconosciuto ufficialmente ciò che il popolo e i testimoni già veneravano: Maria Cristina fu davvero una Regina Santa, esempio luminoso di come la santità possa fiorire anche nei palazzi regali.




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